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VENDETTA DELLA PANTERA ROSA (LA)
(REVENGE OF THE PINK PANTHER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 giugno 1979
 
di Blake Edwards, con Peter Sellers, Dyan Cannon, Herbert Lom, Robert Webber, Robert Loggia, Burt Wwouk (Stati Uniti, 1978)
 

Al quinto episodio della serie inaugurata nel 1964 da Blake Edwards, la Pantera Rosa non compare più, ormai, che nei titoli di testa. I veri protagonisti sono l'ispettore Clouseau (che da personaggio di spalla, interpretato da Peter Sellers quando David Niven era la vedette, è ormai proiettato in primo piano) e la sua vittima designata, il definitivamente impazzito commissario Dreyfus, che Herbert Lom porta sullo schermo con consumata perizia.

Il cinema di Blake Edwards lo si adora, o lo si detesta. Siamo nella farsa più svitata, la trama ha ormai perso qualsiasi importanza, solo contano le situazioni, ed il modo con il quale queste vengono risolte. Se la Pantera Rosa si limita a comparire all'inizio ed alla fine, il suo spirito domina totalmente l'opera. Il disegno animato, la sua tecnica e quasi la sua filosofia, hanno cioè invaso il mondo dei protagonisti in carne e ossa. I travestimenti, le «gag», il ritmo, la logica è esattamente quello dei cartoni animati. Il tutto, inserito in un filone cinematografico (al quale spesso si riferiscono le citazioni del regista) che è quello dei «serial» d'avventura, da Fantomas a Nick Carter. Gli stessi titoli delle varie Pantere di Blake Edwards sono fatti per ricordare un «serial» famoso, quello di Zorro: «Il ritorno della Pantera Rosa», «La Pantera Rosa colpisce ancora», «La maledizione della Pantera, eccetera.

Come in tutto il cinema comico, anche nei films di Blake Edwards le trovate geniali sono accostate a quelle più banali. Non è certo il senso della misura il metro di giudizio da usare in questi casi. Pur perdendo molto nel doppiaggio dall'inglese (il folle dialogo di Peter Sellers, sempre più incomprensibile e farcito di doppi sensi e di onomatopee) La vendetta della Pantera Rosa denuncia una raggiunta maturità da parte del proprio autore. Pur senza raggiungere le vette dell'assurdità e del nonsenso del precedente Pink Panther strikes again, questo The revenge of the Pink Panther dimostra come si possa giungere alla libertà assoluta nel campo della gag cinematografica. E quindi, se vogliamo, in quello dell'invenzione cinematografica.

Osservare Peter Sellers travestirsi da Padrino o da Toulouse- Lautrec, vederlo officiare al proprio funerale nei panni di un prete, seguire l'infinità di trovate comiche che si organizzano sul suo inaspettato rientro a casa, mentre il fedele servitore Cato, insensibile ad ogni contrordine, ha l'ordine di distruggere chiunque entri nell'appartamento, tutto questo potrà anche apparire sciocco o inutile a chi non sia, come dicono i francesi, dans le coup. Ma è anche, indiscutibilmente, pura invenzione cinematografica, libertà di creare magia e nonsenso, aspirazione legittima a spezzare le regole di una logica di comportamento che ci siamo costruiti per difenderci dalle nostre paure. Ma non certo per aiutarci a conquistare il mondo del sogno e della poesia.

 


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